giovedì 22 novembre 2018

Anna Calvi "Hunter Tour" 2018

Anna Calvi, Calvi Anna. Un’artista dal nome semplice e palindromo, forse anticipatorio della simmetria perfetta tra il riflesso della tua bellezza sofisticata e della tua inclinazione artistica raffinata ed eclettica. Sono arrivata in ritardo all’appuntamento, con il cuore in gola e vergognata per la mancanza ma tu mi hai perdonata e aspettata. Anzi, hai fatto in modo che ti attendessi io con trepidazione, come è giusto che sia visto che le stelle appaiono e illuminano il firmamento per ultime. 

Una volta accomodata sulla poltrona vellutata di quel teatro ottocentesco che trasuda storia e regalità, tiro un sospiro di sollievo ammirando soffitti e decori, il grande lampadario in bronzo dorato parigino per poi osservare il legno punzato del palco che ospita gli strumenti ed è quasi pronto ad accoglierti. Qualche istante ancora ed entrano composti con sguardo sapiente e risoluto la guru multistrumentista Mally Harpaz, il batterista Alex Thomas ed infine, tra luci soffuse e soffici nuvole di foschia ti fai strada tu, con i tuoi stivaletti rossi, t-shirt nera e giacca bianca con spalline che solo chi ha forte temperamento può indossare. Il tutto mixato ad un pantalone a sigaretta a vita alta che a me starebbe di merda ma che indossato da te accentua sex appeal e grazia. 

Ti fai strada verso l’asta del microfono pizzicando la fedele Telecaster con lento incedere, superbo e presuntuoso. Intuisco già dalle prime note che sono fottuta: sarà una seduzione e malia continua, dalla prima canzone all'ultima, una stregoneria melodica. Canti così Hunter, Don’t beat the girl out my boy, Swimming pool, Sing to me per citarne solo alcune e le mille sfumature della tua voce sono inebrianti: a tratti mi sembra di sprofondare nel girone dell'inferno con quelle maledette strofe grattate e cavernose per poi riemergere in un iperuranio mitologico e dovermi legare alla sedia per non rimanere vittima dei tuoi vocalizzi onirici da sirena che, se per sbaglio rimanessi rapita, mi impedirebbero di restare nella mia verdebiancarossa Itaca per seguirti disperatamente in ogni dove fino alla fine dei miei giorni. 

La tua voce, perché ci giochi così, suadente e birichina con quei suoni abissali e poi acuti lancinanti? Lo sapevi che avevo solo un cuore e te ne sei fregata, me l'hai strappato e te ne sei nutrita. Appoggio arresa al balconcino i gomiti, emotivamente stuprata e ammiro il dono divino incarnato in una donna che amoreggia con la sua chitarra, la suona... o forse la chitarra suona le corde di Anna? Forse è per quello che ad un certo punto infastidita hai perso la pazienza e l’hai presa a calci dopo un petting quasi isterico, sintomatico di una relazione passionale e profonda, quasi insostenibile. 

Non puoi fare così, sei ingiusta e scorretta: lo sai che qui in Italia abbiamo la Marrone e Levante? Capisci che non siamo preparati e non possiamo competere? Ascoltiamo troppa musica “caccafonica”. E poi, non puoi sbeffeggiarci con sound ed interludi che riecheggiano quelli dei più grandi tra Nick Cave, Leonard Coen, P.J. Harvey, Tom Waits, Jeff Buckley, Bowie, Edith piaf, Robert Plant.. Niente, mi fai sentire un'amante ignorante che deve studiare ed approfondire perché non può più vivere così mutilata. La tua laurea con lode in musica la capitalizzi tutta, capisco bene perché già reduce di apprezzamenti dalla critica specializzata, nomination per il Mercury Prize e Brit Awards sei stata ora nominata come miglior chitarrista alternativa da Music Radar. Capisco anche la tua smania e competizione: ma cosa vuoi ancora da me stasera? Una volta finito tutto questo corteggiamento straziante permettimi di tornare in albergo anche con la mente ed addormentarmi tranquilla, è stato un erotismo continuo e invadente. Sono stanca.


Per conoscere Anna Calvi: