giovedì 31 dicembre 2020

*** 31 dicembre 2020. Tratto da "Giulio fa cose". POST SENZA COMMENTO ***






Lui, è vero, era un cittadino del mondo. Un ragazzo europeo. Ma l'Italia era il suo paese. E qui, se gli avessero dato il tempo e l'opportunità, avrebbe probabilmente voluto vivere, lavorare ed essere felice.

[...] In Italia aveva mandato tanti curricula. Da molti stiamo ancora aspettando una risposta. Ci siamo chiesti spesso se qualcuno, quando il nome di Giulio è rimbalzato, purtroppo, nei telegiornali, sui siti di tutto il mondo, si sia ricordato di quel giovane di Fiumicello, di quel ricercatore di cui magari avevano letto il curriculum senza mai degnarlo di una risposta. 

Una mattina, prima di partire per Cambridge, era andato a un colloquio. A Venezia. Un'azienda importante, una buona occasione. Tornò a casa entusiasta. Era convinto di cominciare una nuova avventura, che quello sarebbe stato il suo posto. E invece non fu mai chiamato. Così come mai ebbe risposta alle decine di mail che inviava. Scriveva a tutti, con un approccio anglosassone. "Sono Giulio Regeni, ho questo curriculum, sono a Cambridge, volete investire su di me?"

Noi eravamo un po' i suoi segretari. Spedimmo plichi ovunque: aziende, sindacati, provati. Eppure mai una risposta. Oppure, quando arrivavano, erano sgrammaticate, offensive. Dopo la laurea a Leeds si era presentato a un altro colloquio. E il suo interlocutore gli disse: "Sai, ragazzo, chi si affaccia al mondo del lavoro oggi, è importante che conosca le lingue". 
Non avevano nemmeno letto il curriculum. 

Dall'estero qualche offerta era anche arrivata. In Germania, a Bonn, dove era stato per scrivere un'articolo per un istituto di ricerca, lo avrebbero assunto all'istante. Lui gli rispose: "Finisco il dottorato e dopo ci sentiamo".

L'Italia taceva, invece. E la storia di Giulio è la storia di centinaia di ragazzi italiani che ci provano e non sempre ci riescono. E quasi mai per colpa loro ma perché dall'altra parte c'è gente che non li ascolta, che non è generosa, che non è in grado di mettere in discussione i propri privilegi. 


Tratto da "Giulio fa cose", gennaio 2020, Feltrinelli. 

martedì 5 maggio 2020

"Le tasche piene di sassi..."

Sottotitolo: e anche le scarpe, le mutande e le dispense (se continuiamo così!)


ATTENZIONE: il titolo non ha nulla a che vedere con il sig. Cherubini. Ho chiuso con lui dal JOVA BEACH PARTY  (clicca qui per rileggere l'articolo). Ma soprattutto quando ha rovinato la memoria de "Le tasche piene di sassi", autorizzando Giorgia a coverizzarla: insopportabile. E pensare che "ORA"  era l'unico album che avevo amato...sigh!
                               

giovedì 26 marzo 2020

New Work, New Work...come sarà il ritorno al mondo del lavoro?

GIORNI DI CLAUSURA: ho perso il conto.
USCITE SUL BALCONE DI CASA: almeno 30 (senza cantare nè suonare).
KG PERSI: zero. 
GRADO DI TRASCURATEZZA: pranzo, cena, merenda, spuntini con il pigiama. Adesso ho il pigiama. Faccio la doccia con il pigiama. Respiro con il pigiama. Io sono un pigiama. Il pigiama si è impossessato di me.
COLORITO DELLA PELLE: appena sveglia giallino, dopo pranzo verdognolo, tendente ai toni del blu al crepuscolo.
TASSO DI ASOCIALITA': 210%.
GRADO DI AUTODISTRUZIONE: estremo. Per lo più con grassi saturi, zuccheri e carboidrati.
LIVELLO DI AGGRESSIVITA': ultimo stadio dei guerrieri Super Saiyan.
FIDANZATI ALL'ATTIVO: ancora uno, non so per quanto ancora.
GIORNO IN CUI MI RIMETTERO' IN COSTUME: mai più.

Neanche Bridget Jones riuscirebbe a battere lo sprofondamento più totale negli abissi che sto attraversando, in fondo lei è una che si rimbocca sempre le maniche: con colpi di vitalità e grinta sempre in canna anche di fronte ai costanti macigni che ostacolano la sua lotta per la felicità; cara coriacea Bridget!
A tal proposito mi sono imbattuta in questa scena:



La nostra beniamina Bridget alla prese in una scena epica del suo Diary: manda a stendere il suo capo bell'imbusto (e che bell'imbusto...😍) e riesce a trovare un altro lavoro grazie al potere persuasivo della sua spontaneità goffa e disarmante. Semplicemente stupenda! God Save Bridget Jones👑!👐😍👊


Chi di noi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere un momento così?

Dai, non fate finta di niente: ci sarà o (ci sarà pure stato) qualche capo, collega, collaboratore che vi ha incasinato la vita e  carriera in qualche modo (e voi a loro, non fate i santerellini) a cui avreste voluto rendere pan per focaccia...

Il mondo del lavoro non è mai tutto rose&fiori, neanche a primavera🌺! 

Però considerato tutto ciò che stiamo vivendo, è come se tutto fluttuasse su angoscianti puntini di sospensione...le priorità e preoccupazioni sono cambiate inevitabilmente, le arrabbiature si sono ripolarizzate e ora quella compagnia dalla personalità così ingombrante e fastidiosa ci manca quasi un pò. 

Perché sarà quel che sarà, però quando c'era significava che andava tutto più o meno secondo i soliti canoni e i soliti programmi: l'ordinaria amministrazione.

Ma ora, che di canone ci è rimasto solo quello delle utenze da pagare e di programma solo ciò che passa la tv satellitare o Radio Maria, capite bene che è tutto diverso.

E allora al posto del piano strategico per avere la meglio nella faida  e spuntarla a lavoro, nuova domande bussano insistenti al nostro conscio:

Ma finito (se mai finirà) tutto questo ce l'avrò ancora un lavoro?

Come sarò cambiat* rispetto al lavoro?

E come cambierà il lavoro e l'ambiente che mi aspettano?

Come troverò le energie, lo spirito e la capacità di adattamento nel nuovo contesto?

Sarò ancora capace di svolgere quell'impiego (magari pure a denti stretti..)?


Non tutti si pongono questi interrogativi, c'è chi continua e ha continuato a svolgere il proprio: da casa, in azienda, in negozio, in reparto... A tutti loro dobbiamo un enorme GRAZIE con diverse tonalità di sfumature. GRAZIE perché tutti loro ci dimostrano ogni giorno che si possono superare le proprie paure e personalismi, prestando il proprio contributo per qualcosa di più grande

E tutto questo con grande senso di IDENTITA' e APPARTENENZA, DIGNITA' e CORAGGIO, PROFESSIONALITA' e  senso di COLLETTIVITA', indipendentemente dal loro sentire, dal loro probabile disagio...più umano che mai.

Se ci pensiamo un attimo, ma veramente un attimo, è facile che il tormento di domande così pesanti insistenti perda quota...e si affacci un nuovo orizzonte di speranza, in cui sia possibile ripartire e ricominciare, più adulti e partecipativi nonostante tutto, facendo meglio di ieri e peggio di domani.

Perché sia chiaro che:


"IL LAVORO NON MI PIACE, NON PIACE A NESSUNO, MA A ME PIACE QUELLO CHE C'E' NEL LAVORO: LA POSSIBILITA' DI TROVARE SE STESSI*"

Joshep Conrad



*Considerata l'impostazione provocatoria dell'aforisma è doveroso approfondire: lo scrittore nella negazione "NON MI PIACE" si riferisce all'oggetto LAVORO, esulando dalla natura specifica dello stesso intesa come mera mansione; la quale evidentemente può corrispondere alle aspettative, capacità e ambizioni. 
In questo senso l'oggettività del lavoro contiene anche aspetti angusti su cui non disponiamo controllo ed influenza rispetto invece al desiderio di emancipazione e libertà costanti ed entrisechi all'animo umano. 
Con questa frase l'autore si pone quindi ad un livello superiore rispetto alla mansione, all'ambiente e alle relazioni conseguenti; esce della cornice e intende evidenziare la possibilità unica di incontrare un "Sè" aumentato e caleidoscopico, indipendente dall'oggettività della realtà e soggettività del lavoratore.



New York (nel titolo è un evidente gioco di parole) nell'immaginario collettivo rappresenta il simbolo del riscatto, prosperità, speranza, di una vita migliore e di un roseo futuro. Il mio bisnonno Vincenzo partì per la Grande Mela come tanti in cerca di fortuna e la trovò cucendo le pietre preziose sulle scarpette delle ballerine...

Che sia di buon auspicio, per il domani che ci aspetta🍏!





New York New York - Liza Minnelli - Fred Ebb, John Kander - Capitol Records, 1977




NEW YORK, NEW YORK





Inizia a diffondersi la notizia, oggi partirò
Voglio essere parte di lei
New York, New York
Queste scarpe vagabonde, continuano a vagare
Dritte fino al suo vero cuore
New York, New York
Voglio svegliarmi, in una città che non dorme mai
E scoprire che sono il re della collina
Al top del successo
Queste piccole depressioni cittadine, si stanno dissolvendo
Ricomincerò da lei
Nella vecchia New York
Se posso farlo qui, posso farlo ovunque
Sta a te, New York.. New York
New York… New York
Voglio svegliarmi, in una città che non dorme mai
E scoprire che sono un numero uno, il primo della lista
Re della collina, un numero uno…
Queste piccole depressioni cittadine, si stanno dissolvendo
Ricomincerò da lei
Nella vecchia New York
Se posso farlo qui, posso farlo ovunque
Sta a te, 
New York.. New York




lunedì 24 febbraio 2020

Le mie prigioni*, una nuova forma di COn-DIVis1on9

ATTENZIONE: questo articolo non ha carattere scientifico, moralistico, statistico. Al massimo solo espositivo.


Io sono leggenda (I Am Legend) è un film del 2007: gran film, grande attore, impressionante trama. Speriamo di non finire così, accidempolina.



Da venerdì scorso si è accesa una nuova pagina della storia italiana. La studieranno i nostri posteri che, ad ogni respiro filtrato dalle mascherine ormai obbligatorie dalla nascita a causa dell'inquinamento atmosferico incontenibile, ci malediranno ripetutamente. E anche ad ogni interrogazione conseguente sull'argomento.

Tanto per lasciare anche io una traccia eterea ai futuri studiosi elenco le fonti di attrazione mentali che stanno tamburellando il mio cervello in queste ore. 

Ecco i trend topic a cui sono dedicate le mie turbe:

  • Chi cazzo è il paziente zero in Italia che se lo trovo lo ammazzo io prima del virus? Chi sono gli ORGANISMI degli organismi donde si è mutuato questo virus?
  • A quanto la comunicazione verbale, non verbale e paraverbale del presidente Conte sia affine a quella di Renzi. E' un caso? Avranno lo stesso personal coach? Paul Ekman: help us!
  • A quanto godimento stia provando Jeff Besoz $$$, visto l'intasamento di queste ore di Amazon Prime Now e la scarsa reperibilità dei prodotti. Bill: se prima potevi giocartela, ora sei definitivamente fottuto⚰.
  •  A quanto sia in atto il sistema di caste mascherato da CCNL. Sebbene per molti uffici a contatto con il pubblico e non sia prevista la chiusura, non si capisce perché nel canale retail di beni voluttuari ci siano in questi giorni molti schiavi a tirare su la saracinesca. OrioCenter ad esempio...si ripagherà la luce?
  • Allo scazzo delle commesse dei negozi aperti in centro a Milano e alla reazione di disapprovazione/repulsione/odio in seguito ad un mio starnuto. Scusate, non l'ho fatto apposta😭...
  • A dove sono finite le leve moralistiche della bimba bionda con le treccine. Tanto tutto c'entra con tutto e sinceramente mi manca un po'.
  • Agli pscicotici: sono veramente psicotici o solo previdenti? Di certo l'audio WhatsApp di ieri in cui una donna con voce tremante e respiro affannato diceva di organizzarsi perchè HANNO (chi?) perso la situazione di mano e NON SONO (ma chi?) un cazzo preparati turbava parecchio. Forse giocare a "ce l'hai" con l'emozione della paura è il vero virus. Ma a questo, non ci sarà vaccino neanche tra mille anni porca vacca.
  •  A quelli che insultano gli psicotici. Vorrei solo chiedere loro: "Ma esattamente-esattamente: come fate a sapere che gli scaffali dei market sono vuoti e che l'amuchina e le mascherine sono finite o costano tipo 80 euro su Amazon?
  • Quelli che circolano spavaldi sui mezzi senza vera necessità come se il problema non esistesse credono sia un videogame in cui hanno guadagnato l'immunità? Come sono i trasporti pubblici vuoti? Belli?
  • Quanti anni bisogna avere perché la propria morte a causa del virus abbia rilevanza anche per gli stupidi e come si misura lo stato delle proprie difese immunitarie dagli stessi?
  •  A quanti kilogrammi ingrasseremo in questi giorni di bunker e noia. La palestra è chiusa. Scusate, però per me è proibizionismo al contrario (e poi con una tuta aerospaziale avremmo potuto eliminare le tossine e favorire il transito intestinale in tranquillità). Ora come farò a mangiare la spesa che il muscolo del mio pollice si è sudato con fatica dal divano e che mi ha consegnato l'inquietante Wuhan?
  • Alle partite iva e all'imprenditoria italiana già al collasso e ricoverata N volte in preda ad esaurimenti nervosi. Ora basta, lasciateli stare.
  •  A quanto è bello scoprire il riposizionamento dei VALORI (e FORSE anche nel senso di umanità puro, quindi che non sia paura mascherata da altruismo) nelle situazioni drammatiche. A tal proposito, il DENARO  e PIAZZA AFFARI scendono dalla top ten mentre SALUTE e SICUREZZA schizzano al primo posto. La potenza della parole MORTE e CONTAGIO  diffuse dai satanici mass media non hanno eguali. Peccato che calmate poi le acque ce ne sbatteremo di nuovo e torneremo gli stessi bastardi di sempre!

* come ovvio il titolo era una citazione. Tratto dal mio amico wiki: 

"Nella descrizione dei lunghi anni di prigionia si rivelano al lettore i tesori spirituali che si ricavano dal dolore; la bontà, l'amore e l'umanità sono presenti anche dove non ci si aspetta che esistano. Pellico inoltre mostra sempre di avere una grande fiducia negli uomini e in Dio. La sensibilità dello scrittore ben si evince dalla semplice umanità delle figure che compaiono: il mutolino, Maddalena, Zanze e il carceriere Schiller, un vecchio burbero e scontroso, ma profondamente buono nell'animo, al quale ripugna l'umiliante compito che deve assolvere."



Grande Silvio, ambisco alla tua stessa fiducia.

Qui da Milano per il momento è tutto: preghiamo.


Hendel non può mia musa / Georg Friedrich Händel Data incerta, 1707-1708

Hendel, non può mia musa
Cantare in un istante
Versi, che degni sian della tua lira.
Ma sento, che in me spira
Sì soave armonia, che a tuoi concenti
Son costretto cantare in questi accenti.

Puote Orfeo co'l dolce suono
Arrestar d'augelli il volo
E fermar di belva il piè.
Si muovero a un sì bel suono/tuono
Tronchi e sassi ancor dal suolo,
Ma già mai cantar li fè.

Dunque maggior d'Orfeo
Tu sforzi al canto la mia musa all'ora,
Che il plettro appeso avea
A un tronco annoso e immobile giacea.

Ogn'un canti e all'armonia
Di novello Orfeo si dia
Alla destra il moto, al canto
Voce tal, che mai s'udì.
E in si grata melodia
Tutta gioia l'alma sia,
Ingannando il tempo intanto
Passi lieto e l'ore e il dì.



martedì 21 gennaio 2020

Bisognerebbe stare un passo indietro, ad essere davvero gentili!

ATTENZIONE: questo post non ha a che fare con Amadeus (che per me tra l'altro rimane il gatto della vicina che è evidentemente sessista e maleducato, lo si capisce dalle impronte degli zampini sui didietro delle gatte del quartiere).




"La gentilezza crea confidenza, le gentilezza nei pensieri crea profondità, la gentilezza nel dare crea Amore".



- Lao Tse -




Superate le fatiche delle festività e l'appena trascorso Blue Monday (Cos'è il Blue Monday? Clicca qui e scopri) mi sono risvegliata con i miei bastardissimi 2 kg in più con un raro intorpidimento fisico, mentale e psicologico.

Appena aperti gli occhi, li strizzo e finalmente ho una visione: 


"Come sarebbe il mondo senza gentilezza?"

Non è che mi sia data una risposta, anche perché almeno parzialmente è già così, la gentilezza è fugace come i nostri 82mila stati emotivi quotidiani alternati a random, vacua quando arbitraria e affettata quando forzata e pretesa.

Certo è che ha la sua utilità, il pianeta sarebbe un tantino ostile in sua assenza, o meglio, gli umanoidi che lo abitano si tratterebbero sempre tutti malissimo! Infatti l'unico luogo dove possiamo dare sfogo appieno alle nostre pulsioni celati dietro nick name e fake pictures è pieno di volgarità, rozzezza e villania. Il che mi fa supporre:







 "Potente sempre in noi lo spirito distruttivo scorre". 


Comunque, credo che la gentilezza sia un primo tentativo che ci possa far sentire vicini l'uno all'altra ma che risulti solo un palliativo anti-violenza se non accompagnata da un'esplorazione più profonda.

Così, qualcuno ha inventato l'empatia. Ehm, non so bene se l'ha inventata qualcuno in quanto biologicamente innata quanto semmai il termine (empatéia, a sua volta composta da en-, "dentro", e pathos, "sofferenza o sentimento"), comunque pare sia imprescindibile per la sopravvivenza della specie. Alcuni l'hanno esaltata, altri l'hanno demonizzata, è diventata una moda, è stata inflazionata e sputtanata, insomma ne ha passate di tutti i colori...ma il punto è: 


ha ancora senso parlare di empatia?

Innanzitutto, ho il vago sospetto che sia divenuta in voga in quanto pietra scagliata da una certa parte della popolazione, in particolare quella elitaria, quella che nonostante la crisi è in una situazione di agio, sicurezza e che mangia almeno tre volte al giorno. Quella che non rischia davvero grosso perché ha sempre qualche materasso di banconote su cui coricarsi la sera. 

Sia chiaro, non ho niente contro questa fetta della popolazione che L.Ricolfi denomina nel suo ultimo libro "Societa' signorile di massa" ( (Clicca qui per scaricare estratto) che c'è sempre stata, c'è e sempre ci sarà*. Solo che ora dorme e non è invogliata a contribuire al PIL nazionale più del solito. 


Il paradosso è che la capisco proprio per empatia, non è (sempre) una colpa essere ricchi**!

Ce l'ho piuttosto con la fetta di questa popolazione che, siccome gode del privilegio della tranquillità e l'anno passato ha devoluto xxx euro in meno a Soros perché ha dovuto ristrutturare il tetto dello chalet a Cortina, deve insegnare ai plebei come ci si comporta per sentirsi leggera e nel giusto. Ebbene sì, se devo scegliere sono dalla parte Ebenezer Scrooge, almeno è coerente e l'atto di conversione se lo gioca con se stesso senza rompere il cazzo agli altri.

A parte questa breve digressione, allora: ha senso o no parlare di e predicare l'empatia?

Partiamo da pochi, ma fondamentali assunti:


  1. L'empatia parte dall'ascolto. E già qui… ma siamo davvero capaci di ascoltare? L'ascolto parte dal silenzio. Siamo capaci di fare silenzio interiore ed esterno? Personalmente sono arrivata a questo punto: mi sento a disagio quando qualcuno mi offre il suo ascolto. Inizio a parlare veloce, arrossire e cerco di sbrigarmi perché non so tra quanti secondi finirà questa magia! Se riesco a finire la frase rimango stupita per giorni… spero a voi vada meglio. Non nego che nella mia vita sono arrivata pure a pagare per farmi ascoltare.
  2. L'empatia è incline all'autocoscienza. Essa appartiene alla sfera personale della coerenza e sincerità con noi stessi. Credo che l'esempio del ricco moralizzatore ne colga l'essenza. Ma vale in mille altre situazioni. Ad esempio: un collega che enfatizza l'importanza della collaborazione e meritocrazia e poi passa il tempo a fare le scarpe agli altri mosso dall'antipatia e desiderio di arrivismo più che da fatti oggettivi e voglia di confronto; la vicina di casa che è un'attivista per i diritti umani eccetto quelli dei suoi vicini; i genitori angosciati per episodi di maleducazione degli altri bambini ma non educano i loro per primi, i ragazzi stessi che piangono a fontana dopo aver visto Schindler's List a scuola e poi sfottono il compagno che è meno fortunato di loro,  ecc... Insomma, la coerenza è un pò come una bella donna dai facili costumi:"piace a tutti ma nessuno se la sposa"! Troppo impegnativa...😂
  3. L'empatia implica l'assenza di pregiudizio, stereotipi, illazioni, ideologie. Cavoli! Praticamente a fronte di quello che ci viene detto non possiamo mai giudicare, mai dire i famosi "Secondo me", "Io avrei fatto", "Io avrei detto" a meno che non venga espressamente richiesto dai masochisti in questione. Questo perché, se ci mettessimo davvero nei panni nell'Altro, considerando tutte le milioni di variabili in gioco... agiremmo ESATTAMENTE COME LUI! Quanto alle ideologie beh, l'empatia non è mai qualcosa di aprioristico, ma è proprio legata all'esperienza e alla relazione, che sono sempre situazionali, originali, uniche e irripetibili. Perciò mi fa ridere chi la sbandiera ai quattro venti come fosse un life style da selfie
  4. L'empatia implica diversità. Diversità è un termine che scomparirà tra qualche tempo (esattamente come i comparativi di minoranza, maggioranza e i superlativi assoluti) e so che rischio denunce a nominarla in questo articolo😂! Però pensiamoci: che senso avrebbe provare empatia per l'altro se fosse uguale a me😮?! E' parecchio divertente poi che il Verbo dell'empatia sia diffuso da chi è Anti-diversità...misteri🙎.
  5. Sorpresa: esistono diversi gradi di empatia. Empatia emotiva (SFERA DELLE SENSAZIONI ED EMOZIONI): la proviamo tutti. E' quella che provano quasi ogni giorno gli spettatori della D'Urso e della De Filippi, e forse la provano anche loro per prime. Ha sede nel colon. E' fine a se stessa, gonfia il nostro Ego perché ci fa sentire i più sensibili e umani di tutti. In realtà piangiamo per noi stessi nel caso in cui fossimo in quella situazione (cit.). E' dura ammetterlo, ma basta verificare il cinismo di cui siamo capaci con il prossimo due secondi dopo superato lo sfogo. Empatia cognitiva (SFERA LOGICA, MENTALE): è una forma più razionale. Usiamo la nostra intelligenza per mantenere distacco e per comprendere gli schemi genetici, mentali ed ecologici che hanno portato quella persona a comportarsi/sentirsi in quel modo. Accessibile a persone  evolute che vogliono diminuire il cortisolo in circolo in caso di stress e rabbia. Empatia compassionevole o affettiva (SFERA DEL SENTIMENTO E AZIONE). Io ti sento nel profondo, compartecipo al tuo sentimento e se negativo mi attivo per superarlo insieme.
  6. L'empatia implica gratuità. Mi chiedo: in questo mondo individualista, opulento ed egoico siamo ancora capaci di pura generosità? Quella a fondo perduto, senza attese e contropartite però. Anche nelle relazioni d'aiuto che hanno un corrispettivo, l'empatia è qualcosa che il curante coltiva più per se stesso che per il curato. E quindi non può essere parcellizzata e monetizzata.
Una volta una ragazza mi disse: "Sì, molto bella questa cosa dell'empatia. Ma a me che cosa serve? Se comunque c'è l'errore io mi incazzo". 

Fa la Finance Manager. Capisco che per chi ha la statuina sul comodino di Rockfeller tipo ex-voto, che probabilmente pensa che un essere umano sia uno dei tanti rispetto agli altri 7 miliardi e 699 milioni e che la sua utilità sia riconducibile in base al suo reale apporto alla contribuzione netta aziendale, tutta questa cosa dell'empatia rappresenti una rottura infinita!
Perciò le ho detto che probabilmente l'empatia cognitiva poteva corrispondere di più alla sua percezione e visione della realtà.

Poi ho continuato: "Vero è che l'empatia apre ad una possibilità. La possibilità di applicare l'umiltà invece che parlarne sempre solo e pontificarne il valore ai cuccioli di uomo. La possibilità di fare un passo avanti rispetto alla gentilezza e un passo indietro rispetto all'incognita dell'Altro. La possibilità di approcciare al vero senso del Perdono, che parte da una comprensione e volontà d'unione profonde e la possibilità di Amare, nell'accezione più nobile del termine".

Poi, visto la sua intelligenza logico matematica, alla lavagna ho scritto questa formula:

GENTILEZZA + SILENZIO + ASCOLTO + EMPATIA + SILENZIO + ACCOGLIENZA + UNIONE = AMORE


Le ho detto: "Non male, vero? Forse non è per tutti, non è universalmente applicabile per i comuni mortali ma d'altronde è proprio praticando AMORE per la maggiore che è andato sempre avanti il mondo".

Mi ha guardata e mi ha detto: "Così è più chiaro. Beh, se tutto questo rappresenta una possibilità, vuol dire che dopo averla ponderata bisogna fare una scelta".

"Vero. E' questa la parte sempre più difficile".

"Okay. Mi conviene partire dalla gentilezza!".







Inside Out (2015) - Un esempio di empatia in azione.



* Mi riferisco in questo caso solo alla "Società signorile" in quanto per essere "di massa" deve assumere determinate caratteristiche come specifica l'autore del libro.
** Gongolarsi nel lusso senza aver voglia di fare un cazzo un po' sì però. In questo caso mi riferisco alla "massa". Attaccata ai maroni del benessere e consumismo sfrenato come se non ci fosse un domani e una collettività. Per approfondimenti vedi libro citato.

Per approfondire: