giovedì 31 dicembre 2020

*** 31 dicembre 2020. Tratto da "Giulio fa cose". POST SENZA COMMENTO ***






Lui, è vero, era un cittadino del mondo. Un ragazzo europeo. Ma l'Italia era il suo paese. E qui, se gli avessero dato il tempo e l'opportunità, avrebbe probabilmente voluto vivere, lavorare ed essere felice.

[...] In Italia aveva mandato tanti curricula. Da molti stiamo ancora aspettando una risposta. Ci siamo chiesti spesso se qualcuno, quando il nome di Giulio è rimbalzato, purtroppo, nei telegiornali, sui siti di tutto il mondo, si sia ricordato di quel giovane di Fiumicello, di quel ricercatore di cui magari avevano letto il curriculum senza mai degnarlo di una risposta. 

Una mattina, prima di partire per Cambridge, era andato a un colloquio. A Venezia. Un'azienda importante, una buona occasione. Tornò a casa entusiasta. Era convinto di cominciare una nuova avventura, che quello sarebbe stato il suo posto. E invece non fu mai chiamato. Così come mai ebbe risposta alle decine di mail che inviava. Scriveva a tutti, con un approccio anglosassone. "Sono Giulio Regeni, ho questo curriculum, sono a Cambridge, volete investire su di me?"

Noi eravamo un po' i suoi segretari. Spedimmo plichi ovunque: aziende, sindacati, provati. Eppure mai una risposta. Oppure, quando arrivavano, erano sgrammaticate, offensive. Dopo la laurea a Leeds si era presentato a un altro colloquio. E il suo interlocutore gli disse: "Sai, ragazzo, chi si affaccia al mondo del lavoro oggi, è importante che conosca le lingue". 
Non avevano nemmeno letto il curriculum. 

Dall'estero qualche offerta era anche arrivata. In Germania, a Bonn, dove era stato per scrivere un'articolo per un istituto di ricerca, lo avrebbero assunto all'istante. Lui gli rispose: "Finisco il dottorato e dopo ci sentiamo".

L'Italia taceva, invece. E la storia di Giulio è la storia di centinaia di ragazzi italiani che ci provano e non sempre ci riescono. E quasi mai per colpa loro ma perché dall'altra parte c'è gente che non li ascolta, che non è generosa, che non è in grado di mettere in discussione i propri privilegi. 


Tratto da "Giulio fa cose", gennaio 2020, Feltrinelli.