martedì 21 gennaio 2020

Bisognerebbe stare un passo indietro, ad essere davvero gentili!

ATTENZIONE: questo post non ha a che fare con Amadeus (che per me tra l'altro rimane il gatto della vicina che è evidentemente sessista e maleducato, lo si capisce dalle impronte degli zampini sui didietro delle gatte del quartiere).




"La gentilezza crea confidenza, le gentilezza nei pensieri crea profondità, la gentilezza nel dare crea Amore".



- Lao Tse -




Superate le fatiche delle festività e l'appena trascorso Blue Monday (Cos'è il Blue Monday? Clicca qui e scopri) mi sono risvegliata con i miei bastardissimi 2 kg in più con un raro intorpidimento fisico, mentale e psicologico.

Appena aperti gli occhi, li strizzo e finalmente ho una visione: 


"Come sarebbe il mondo senza gentilezza?"

Non è che mi sia data una risposta, anche perché almeno parzialmente è già così, la gentilezza è fugace come i nostri 82mila stati emotivi quotidiani alternati a random, vacua quando arbitraria e affettata quando forzata e pretesa.

Certo è che ha la sua utilità, il pianeta sarebbe un tantino ostile in sua assenza, o meglio, gli umanoidi che lo abitano si tratterebbero sempre tutti malissimo! Infatti l'unico luogo dove possiamo dare sfogo appieno alle nostre pulsioni celati dietro nick name e fake pictures è pieno di volgarità, rozzezza e villania. Il che mi fa supporre:







 "Potente sempre in noi lo spirito distruttivo scorre". 


Comunque, credo che la gentilezza sia un primo tentativo che ci possa far sentire vicini l'uno all'altra ma che risulti solo un palliativo anti-violenza se non accompagnata da un'esplorazione più profonda.

Così, qualcuno ha inventato l'empatia. Ehm, non so bene se l'ha inventata qualcuno in quanto biologicamente innata quanto semmai il termine (empatéia, a sua volta composta da en-, "dentro", e pathos, "sofferenza o sentimento"), comunque pare sia imprescindibile per la sopravvivenza della specie. Alcuni l'hanno esaltata, altri l'hanno demonizzata, è diventata una moda, è stata inflazionata e sputtanata, insomma ne ha passate di tutti i colori...ma il punto è: 


ha ancora senso parlare di empatia?

Innanzitutto, ho il vago sospetto che sia divenuta in voga in quanto pietra scagliata da una certa parte della popolazione, in particolare quella elitaria, quella che nonostante la crisi è in una situazione di agio, sicurezza e che mangia almeno tre volte al giorno. Quella che non rischia davvero grosso perché ha sempre qualche materasso di banconote su cui coricarsi la sera. 

Sia chiaro, non ho niente contro questa fetta della popolazione che L.Ricolfi denomina nel suo ultimo libro "Societa' signorile di massa" ( (Clicca qui per scaricare estratto) che c'è sempre stata, c'è e sempre ci sarà*. Solo che ora dorme e non è invogliata a contribuire al PIL nazionale più del solito. 


Il paradosso è che la capisco proprio per empatia, non è (sempre) una colpa essere ricchi**!

Ce l'ho piuttosto con la fetta di questa popolazione che, siccome gode del privilegio della tranquillità e l'anno passato ha devoluto xxx euro in meno a Soros perché ha dovuto ristrutturare il tetto dello chalet a Cortina, deve insegnare ai plebei come ci si comporta per sentirsi leggera e nel giusto. Ebbene sì, se devo scegliere sono dalla parte Ebenezer Scrooge, almeno è coerente e l'atto di conversione se lo gioca con se stesso senza rompere il cazzo agli altri.

A parte questa breve digressione, allora: ha senso o no parlare di e predicare l'empatia?

Partiamo da pochi, ma fondamentali assunti:


  1. L'empatia parte dall'ascolto. E già qui… ma siamo davvero capaci di ascoltare? L'ascolto parte dal silenzio. Siamo capaci di fare silenzio interiore ed esterno? Personalmente sono arrivata a questo punto: mi sento a disagio quando qualcuno mi offre il suo ascolto. Inizio a parlare veloce, arrossire e cerco di sbrigarmi perché non so tra quanti secondi finirà questa magia! Se riesco a finire la frase rimango stupita per giorni… spero a voi vada meglio. Non nego che nella mia vita sono arrivata pure a pagare per farmi ascoltare.
  2. L'empatia è incline all'autocoscienza. Essa appartiene alla sfera personale della coerenza e sincerità con noi stessi. Credo che l'esempio del ricco moralizzatore ne colga l'essenza. Ma vale in mille altre situazioni. Ad esempio: un collega che enfatizza l'importanza della collaborazione e meritocrazia e poi passa il tempo a fare le scarpe agli altri mosso dall'antipatia e desiderio di arrivismo più che da fatti oggettivi e voglia di confronto; la vicina di casa che è un'attivista per i diritti umani eccetto quelli dei suoi vicini; i genitori angosciati per episodi di maleducazione degli altri bambini ma non educano i loro per primi, i ragazzi stessi che piangono a fontana dopo aver visto Schindler's List a scuola e poi sfottono il compagno che è meno fortunato di loro,  ecc... Insomma, la coerenza è un pò come una bella donna dai facili costumi:"piace a tutti ma nessuno se la sposa"! Troppo impegnativa...😂
  3. L'empatia implica l'assenza di pregiudizio, stereotipi, illazioni, ideologie. Cavoli! Praticamente a fronte di quello che ci viene detto non possiamo mai giudicare, mai dire i famosi "Secondo me", "Io avrei fatto", "Io avrei detto" a meno che non venga espressamente richiesto dai masochisti in questione. Questo perché, se ci mettessimo davvero nei panni nell'Altro, considerando tutte le milioni di variabili in gioco... agiremmo ESATTAMENTE COME LUI! Quanto alle ideologie beh, l'empatia non è mai qualcosa di aprioristico, ma è proprio legata all'esperienza e alla relazione, che sono sempre situazionali, originali, uniche e irripetibili. Perciò mi fa ridere chi la sbandiera ai quattro venti come fosse un life style da selfie
  4. L'empatia implica diversità. Diversità è un termine che scomparirà tra qualche tempo (esattamente come i comparativi di minoranza, maggioranza e i superlativi assoluti) e so che rischio denunce a nominarla in questo articolo😂! Però pensiamoci: che senso avrebbe provare empatia per l'altro se fosse uguale a me😮?! E' parecchio divertente poi che il Verbo dell'empatia sia diffuso da chi è Anti-diversità...misteri🙎.
  5. Sorpresa: esistono diversi gradi di empatia. Empatia emotiva (SFERA DELLE SENSAZIONI ED EMOZIONI): la proviamo tutti. E' quella che provano quasi ogni giorno gli spettatori della D'Urso e della De Filippi, e forse la provano anche loro per prime. Ha sede nel colon. E' fine a se stessa, gonfia il nostro Ego perché ci fa sentire i più sensibili e umani di tutti. In realtà piangiamo per noi stessi nel caso in cui fossimo in quella situazione (cit.). E' dura ammetterlo, ma basta verificare il cinismo di cui siamo capaci con il prossimo due secondi dopo superato lo sfogo. Empatia cognitiva (SFERA LOGICA, MENTALE): è una forma più razionale. Usiamo la nostra intelligenza per mantenere distacco e per comprendere gli schemi genetici, mentali ed ecologici che hanno portato quella persona a comportarsi/sentirsi in quel modo. Accessibile a persone  evolute che vogliono diminuire il cortisolo in circolo in caso di stress e rabbia. Empatia compassionevole o affettiva (SFERA DEL SENTIMENTO E AZIONE). Io ti sento nel profondo, compartecipo al tuo sentimento e se negativo mi attivo per superarlo insieme.
  6. L'empatia implica gratuità. Mi chiedo: in questo mondo individualista, opulento ed egoico siamo ancora capaci di pura generosità? Quella a fondo perduto, senza attese e contropartite però. Anche nelle relazioni d'aiuto che hanno un corrispettivo, l'empatia è qualcosa che il curante coltiva più per se stesso che per il curato. E quindi non può essere parcellizzata e monetizzata.
Una volta una ragazza mi disse: "Sì, molto bella questa cosa dell'empatia. Ma a me che cosa serve? Se comunque c'è l'errore io mi incazzo". 

Fa la Finance Manager. Capisco che per chi ha la statuina sul comodino di Rockfeller tipo ex-voto, che probabilmente pensa che un essere umano sia uno dei tanti rispetto agli altri 7 miliardi e 699 milioni e che la sua utilità sia riconducibile in base al suo reale apporto alla contribuzione netta aziendale, tutta questa cosa dell'empatia rappresenti una rottura infinita!
Perciò le ho detto che probabilmente l'empatia cognitiva poteva corrispondere di più alla sua percezione e visione della realtà.

Poi ho continuato: "Vero è che l'empatia apre ad una possibilità. La possibilità di applicare l'umiltà invece che parlarne sempre solo e pontificarne il valore ai cuccioli di uomo. La possibilità di fare un passo avanti rispetto alla gentilezza e un passo indietro rispetto all'incognita dell'Altro. La possibilità di approcciare al vero senso del Perdono, che parte da una comprensione e volontà d'unione profonde e la possibilità di Amare, nell'accezione più nobile del termine".

Poi, visto la sua intelligenza logico matematica, alla lavagna ho scritto questa formula:

GENTILEZZA + SILENZIO + ASCOLTO + EMPATIA + SILENZIO + ACCOGLIENZA + UNIONE = AMORE


Le ho detto: "Non male, vero? Forse non è per tutti, non è universalmente applicabile per i comuni mortali ma d'altronde è proprio praticando AMORE per la maggiore che è andato sempre avanti il mondo".

Mi ha guardata e mi ha detto: "Così è più chiaro. Beh, se tutto questo rappresenta una possibilità, vuol dire che dopo averla ponderata bisogna fare una scelta".

"Vero. E' questa la parte sempre più difficile".

"Okay. Mi conviene partire dalla gentilezza!".







Inside Out (2015) - Un esempio di empatia in azione.



* Mi riferisco in questo caso solo alla "Società signorile" in quanto per essere "di massa" deve assumere determinate caratteristiche come specifica l'autore del libro.
** Gongolarsi nel lusso senza aver voglia di fare un cazzo un po' sì però. In questo caso mi riferisco alla "massa". Attaccata ai maroni del benessere e consumismo sfrenato come se non ci fosse un domani e una collettività. Per approfondimenti vedi libro citato.

Per approfondire: