martedì 5 maggio 2020

"Le tasche piene di sassi..."

Sottotitolo: e anche le scarpe, le mutande e le dispense (se continuiamo così!)


ATTENZIONE: il titolo non ha nulla a che vedere con il sig. Cherubini. Ho chiuso con lui dal JOVA BEACH PARTY  (clicca qui per rileggere l'articolo). Ma soprattutto quando ha rovinato la memoria de "Le tasche piene di sassi", autorizzando Giorgia a coverizzarla: insopportabile. E pensare che "ORA"  era l'unico album che avevo amato...sigh!
                               

Ragazziiiiiiiii: buona fase due! 


Dai, non è una presa in giro. Vediamola come una piccola finestra sulla libertà. Con le inferriate sì, ma pur sempre uno spiraglio di luce!


Ieri sono uscita a fare una passeggiata, e voi? 


Io naturalmente con tutte le protezioni preservative del caso: 
  • un paio di guanti lunghi come quelli che Dita Von Teese usa nei suoi spettacoli burlesque (solo che i miei sono di gomma, quelli che si usano per sturare gli scarichi);
  • al posto della maledetta mascherina una trendy bandana con i segni della pace (per ispirare gioia e tenerezza a possibili pazzi assalitori); 
  • un paio di occhiali da sole a mosca;
  • scarpe ginniche.

Mi sono guardata allo specchio e ho pensato che tanto valeva indossare lo Chador...sono un passo avanti loro, inutile. Alla fine si scopre che la religione musulmana fa salute e tendenza oltre che tradizione: tu guarda un po'!*

La cosa piacevole è che i jeans mi sono entrati: questo è ciò che conta. Ora nutro nuove pallide prospettive per la Spring-Summer e le riaperture dei negozi! Pallide perché sono e rimarrò eburnea come un cencio moscio, lo so già.

Comunque...agghindata come un pioppo in fioritura sono uscita. E' stato bello, mi sembrava tutto più grande, le strade, le vetrine, le persone, le rare macchine...

A pensarci bene ho trovato anche qualcos'altro di grande. I sassi, i macigni, il piombo che ci portiamo addosso. Siamo sfiniti, esausti, insofferenti. Gremiti di rabbia cieca, che nelle maggior parte delle volte rimane inespressa. 

Un ragazzo furibondo che pubblica l'ingiusta fattura del gas arrivata a sua madre da 900 euro (300 euro di fornitura, il resto TASSE!), l'ennesimo imprenditore inferocito che manda a stendere il sistema, vicini che spiano con il binocolo e si denunciano a vicenda, gente che brutalizza i conduttori di una satira perché…si permettono di fare satira, sti maledetti. Come si permettono di fare il loro lavoro?! 

A tal proposito mi ricordo di un giornale satirico che tra i tanti malcapitati sfotté atrocemente Gesù, che a parte il libero credo di ciascuno non è un personaggio di fantascienza: è esistito davvero e forse un filo di sensibilità in più se la meriterebbe. Chessò, anche solo come gesto di solidarietà per la croce, la corona di spine, i chiodi piantati nelle mani e nei piedi...Comunque, all'epoca non vidi tanta rivolta e scalpore tra il popolino social come per la sciocca  e fin troppo considerata vicenda Striscia-Botteri

Botteriiiii, un consiglio: la prossima volta compra 40 pullover fast tutti uguali okay, ma di colori diversi e datti 'na spazzolata in più. Poi fatti 'na risata che a prendersi troppo sul serio fa male! E' proprio questo il problema: la gente non sa ridere di sé come ride degli altri. Tutti insofferenti, incazzati e permalosi!

Inzomma...ammettiamolo. Siamo un po' tutti fusi mi sa! E forse accusavamo i sintomi da mo', molto prima della sessantena.

E voi che pietre siete pronti a scagliare? Io ora mi scateno. Ecco qui la mia top five.

Le 5 cose che più ho odiato del lockdown:
  1. La parola lockdown.
  2. La frase "ai tempi del COVID".
  3. L'ipocrisia di chi sostiene che ne usciremo migliori.
  4. I post sui social con cibo o messaggi sarcastici.
  5. L'ignoranza.




Io non mi sento italiano - Giorgio Gaber, 2003. Contenente la traccia "I mostri che abbiamo dentro"



1. LA PAROLA LOCKDOWN. 
Ma possibile che da qualche tempo a questa parte non si trovi mai una parola italiana o latina che esprima il concetto? Un patrimonio di circa 270.000 unità lessicali buttato nello sciacquone, così!

2. LA FRASE "AI TEMPI DEL COVID".
Non so, mi irrita come la formula d'apertura "E poi…" 

Tipo: "E poi ti ritrovi qui, a guardare il sole con un bicchiere di vino e il calore nel cuore". 

C'era un periodo che spopolava, si usava per tutto. 

Anche quando dovevi pulire il bidet: "E poi ti accorgi che non serve strofinare quando tuo marito ti regala l'anticalcare migliore del mondo". 

Cose così insomma, frasi buttate lì per mostrare la tua vena poetica sul susseguirsi di eventi uno più banale dell'altro, con una vita vissuta in modo vuoto e scadente insomma. 

Quindi al posto del terzo occhio mi si è formato un radar: quando leggo "E poi…" o "Ai tempi del Covid…" non ci sono vie di mezzo: o precedono una frase geniale o l'ennesima cazzata e so già che dovrò rinunciare a un altro contatto. C'est la vie.

3. L'IPOCRISIA DI CHI SOSTIENE CHE NE USCIREMO MIGLIORI. 
Io credo che mai, ripeto MAI come in questo momento stiano uscendo "I mostri che abbiamo dentro" (Clicca qui per ascoltare il brano del maestro Gaber). 

E' così: quando si deve difendere la pagnotta non c'è ideale astratto che tenga. Ognuno gioca per sé e incolpa lo sventurato di turno girando la ruota della sfortuna.

Siamo capaci di compiere sottili atti di malvagità che neanche ce lo immaginiamo...il sarcasmo incessante, il disprezzo di fronte anche ad un gesto buono; la meschinità, tendenziosità e allusività con cui comunichiamo nel quotidiano, il continuo bisogno di affermare la parola IO…IO...IO…

Ma cosa dobbiamo dimostrare ancora? 

L'unica cosa che dimostriamo è che siamo succubi di comportamenti cavernicoli. La differenza è che i Flintstone accendevano il fuoco con due sassi e steppa guardando le luci del cielo timorati, noi postiamo il pane fatto da un robot da cucina e ci sentiamo dèi leggendo pixel sul palmo della mano, carichi a molla per nuovi post da competizione e pronti a misurare col righello la lunghezza dell'invidia o ammirazione sociale scaturite.

4. I POST SUI SOCIAL CON CIBO O MESSAGGI SARCASTICI. 
A proposito di pane, pasta, pollo Tandoori e alghe di Siljan in tempura: capisco che durante le guerre siamo tutti focalizzati sulla gratificazione da bisogno primario (respiro, alimentazione, sesso, sonno)  ma...altre passioni oltre il cibo? Soprattutto vorrei ricordare che le nostre nonne si svegliavano alle cinque, si ammazzavano nei campi, preparavano cibo per un esercito, rassettavano la casa, sferruzzavano davanti al camino la collezione Autunno-Inverno per l'anno successivo, mettevano a dormire i pargoli e ne facevano altri senza fare un plissé. Senza i like, senza i brava. Era normale. Forse oggi è un evento straordinario che una donna sappia cucinare? Può darsi. 

Quanto a post insulsi intrisi di livore senza andare alle fonti e saper argomentare...beh, quelli ci sono sempre stati. Vorrei solo sottolineare che si evince la scarsa personalità, la mentalità ristretta e stereotipata anche sui social. Miglioratevi se potete, che non ci fate bella figura.

6. L'IGNORANZA. 
Cavoli, qui è dura da spiegare. Che cos'è l'ignoranza? 

Non è assenza di cultura. Non è assenza di un'attestazione. Non è mancanza di intelligenza. 

E' mancanza di CURIOSITA' e UMILTA'. 

Pensiamoci bene: se sono curioso mi interesso. Se sono umile osservo e ascolto. Poi mi informo e studio. Magari mi appassiono e approfondisco. Così ci ripenso e formulo la mia tesi che posso sostenere con dati oggettivi. Sento una cavolata, obietto e mi batto. Poi mi ribatto. Ascolto e osservo di nuovo. Do il beneficio del dubbio e verifico. Ci ragiono e magari mi arrabbio. Poi mi arrendo e cambio idea. Oppure no, la confermo e riprendo un sano duello.

A me, me pare un tantino che con questa impostazione individualista, liberista e dittatoriale, senza dio e senza dèi, ne usciamo distrutti umanamente e intellettualmente. 

Umanamente perché manco più riusciamo a rispettare il prossimo e agire l'ABC dell'educazione. 
Intellettualmente perché figuriamoci: ogni "dibattito" è volto a ferire, umiliare e annientare l'altro più che accoglierlo e stringergli la mano nella Verità. 

Ma esattamente...quando siamo diventati così mostruosi? Quando eravamo in fasce non lo eravamo di certo... E soprattutto: se dopo tutto sto casino ci sbagliassimo?! Sai che figura?

Che altro aggiungere...solo la meditazione o un'isola deserta ci potranno salvare: Inshallah!


Il mio prossimo outfit: ispirato a uno dei look inconfondili del grande Michael Jackson, il vero precursore del travestimento… "Antitutto".
Tratto da: Remember the time, 1991, album Dangerous



* questo articolo è stato scritto prima della liberazione di Silvia Romano avvenuta il 09/05/2020: ogni riferimento è puramente casuale...o causale?!