sabato 17 novembre 2018

"A Star Is Born but a Movie Is Died"

Due settimane fa ho speso 18 euro di biglietto ingresso al cinema dietro casa mia (+ 5 euro di popocorn dal discutibile gusto pizza).
Fiduciosa per l'uscita del movie "A star is born" mi abbandono alla poltrona insieme ad un accompagnatore che terrò nell'anonimato per difendere la sua immagine da critico intellettuale postmoderno.

Testimonianza e riassunto del film: dopo le prime scene dirompenti direttamente dal palcoscenico di un concerto  country-folk della star Jackson Maine (interpretata dalla laringe talentuosa di Bradley Cooper), sono costretta ad ascoltare la distruzione de "La Via en rose" interpretata nientepopodimenoché da Lady Gaga (che nel film veste i panni di Ally: una goffa ragazza con un lieve ritardo di ingenuità). 

Ally interpreta fiera la canzone cantandola a squarciagola e così, con la sua bella vociona (travestita pure per lo show da Moira Orfei) riesce a conquistare l'attenzione di Jackson, che dietro alla vita da palcoscenico ama dedicarsi all'alcool rifugiandosi nei locali più improbabili, tra cui quello dove Ally si esibisce la sera. In stato di ipnosi invita dunque l'affascinate "Moira" a bere un drink (e te pareva!) ma ad un certo punto Ally infastidita da un fan, che porello osava solo guardare il bellissimo Jackson, gli ficca un pugno. Così, tanto per enfatizzare la sua femminilità. 

Segue la scena dolcissima dove Jackson si prende cura della mano frantumata della ragazza e quest'ultima ad un certo punto, in preda forse ad un raptus di gratitudine, canta due versi improvvisati di una papabile canzone. 
Di quei due versi in croce Jackson si invaghisce così tanto che la esalta dicendole con occhi incantati che dovrebbe fare la song writer (neanche Mara Maionchi è così tanto  lungimirante e talent scout). Non si vedono più ma lui non soddisfatto, la invita ad un suo concerto e poi direttamente sul palcoscenico a sorpresa intonando quei due versi che l'avevano colpito. Ally intimidita e con le mani in faccia e sulla bocca riesce non si sa come a cantare e prevedere tutte le strofe, l'armonizzazione e melodia dell'intera canzone (ma non si erano più visti cavoli: come avranno fatto?!) riscuotendo clamore e applausi dal pubblico. 

Nasce così  la carriera della nuova stella ma aihmè la dipendenza dall'alcool di Jackson aleggia sulla felicità dei due innamorati che cinguettano frattanto appassionatamente. 
Così, dopo qualche brutta storia aromatizzata al gin con tanto di pisciata in pubblico Jackson decide che forse è meglio disintossicarsi. Passa il tempo e Jackson in rehab si fa un mazzo tanto al fine di potersi ricongiungere alla sua "bella" Ally, un sacco di investimento di energia e desiderio insomma e finalmente riesce a ritornare a casa dal suo amore (che nel frattempo è diventata più famosa di Lady Gaga)! 

Niente da fare: prima di un duetto previsto ad un concerto della moglie che desidera rilanciarlo nel mondo della musica Jackson ha un brutto dialogo con un fantoccio umano (il manager di Ally) che lo invita a farsi da parte perché la nuova stella della musica ha già sofferto troppo e passato troppi guai per colpa sua. Così, Jackson invece di dargli una man di botte e dirgli di farsi i fatti suoi corre in garage e si suicida.

A quel punto sono dovuta uscire dalla sala (quindi rammaricata non posso raccontarvi la fine) in preda ad una forte necessità di vedere qualcosa di più realistico, tipo due puntate dei puffi… e non tanto per la trama melensa, i buchi di sceneggiatura e la parrucca da Moira Orfei ma perché avevo pagato 18 euro: non era giusto, dovevano proporre una versione free per gli spettatori esigenti!

Mi chiedo: il pubblico osanna il film, di cui l'unica cosa non contestabile è quel figo di Bradley e il suo talento come cantante, musicista e regista ma...che messaggio vuole offrire? Perché Bradley beve? Per traumi, per annebbiare i neuroni da qualche dolore fisico, per superficialità o fragilità (caspita sarebbe proprio un bel messaggio..)? Boh.. Qual è la morale della triste storia? Il successo facile? Ma dai, potevamo cascarci negli anni '50 dove in una versione del film l'iconica Judy Garldand regalava un sogno, un pezzo del fascinoso e misterioso mondo dello star system, quando esistevano ancora le dive e non i talent. Oggi ci possiamo credere? La morale è forse che la signora Gaga doveva "reborn" artisticamente e così dopo aver copiato lo pseudonimo dai Queen, attinto artisticamente a piene mani dal passato rovistando negli archivi di Madonna, Michael Jackson, David Bowie, Elton Jhon, George Michael ecc.. non poteva non cimentarsi nel cinema senza un bel remake di un film che forse, non andava profanato.

Rimane il "quesito con la Susy" sulla valutazione della critica, del pubblico e sul successo della colonna sonora che a furia di trapanarci i timpani è penetrata endovena.. La VERITA' è che va bene tutto, il capitalismo è una macchina cannibale che dopa i mostri che crea, se ne nutre e li risputa senz'anima. 
Ad Hollywood hanno così disperatamente bisogno di investitori, visibilità, pubblicità ed incassi al botteghino che producono pellicole mediocri come mitragliette mentre noi masticati e rigettati ma sopravvissuti abbiamo così bisogno di speranza, coinvolgimento, novità e di fatue emozioni che decapitiamo ciò che una volta era un pezzo di arte: si chiamava film.